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ILLUMINAZIONE

Per la coltivazione in interni (indoor) la luce è l’elemento principale da considerare, dovendo, a differenza degli altri elementi, sostituire completamente la fonte naturale in questo caso il sole.

La composizione dello spettro solare è molto più estesa di quella di qualunque lampada esistente. Le piante di canapa avranno esigenze diverse in qualità di illuminazione durante la loro vita, quindi si dovranno usare diversi sistemi di illuminazione artificiale, a seconda del momento di crescita. Attualmente le lampade più usate sono quelle al neon per l’inizio della crescita e la radicazione delle talee, agli ioduri metallici e/o ad alta pressione di sodio per la crescita e le piante madri, e ad alta pressione di sodio per la fioritura.

 Anche la “temperatura di colore” (misurata in gradi Kelvin, °K), praticamente il colore della luce emessa, è importante sia diversa per le diverse fasi di sviluppo della pianta. (Il sole in estate e a mezzogiorno crescita vegetativa- è più alto nel cielo e la sua luce è più bianca, intorno ai 5700 °K; d’autunno -fioritura- e all’alba e tramonto è più basso e la sua luce tende verso il rosso).

    All’inizio della crescita da seme o dell’attecchimento delle talee le piantine richiedono temperature non troppo elevate. La soluzione migliore in questo stadio è quella di usare lampade fluorescenti(neon).  Dall’inizio, e per tutta la fase di crescita vegetativa, le piante richiederanno una luce più verso il blu- verde dello spettro. Questo significa una “temperatura di colore” di almeno 4000 gradi Kelvin.

 Con i tubi fluorescenti potremo coprire molto bene le esigenze delle nostre piante fino al momento di metterle in fioritura , ed avremo il grosso vantaggio di poter mantenere la fonte luminosa vicinissima alle sommità in crescita (da 2 a lO cm è l’ideale), favorendo così la formazione di internodi molto ravvicinati e mantenendo le piante di bassa statura.

    Se i neon vanno bene per piante di piccola taglia (eventualmente con più tubi vicini), nel caso si abbiano piante madri fioritura (vedi oltre)l’intensità emessa dai tubi fluorescenti sarà insufficiente in rapporto all’area illuminabile e bisognerà ricorrere a “lampade a scarica”. 

    Le migliori per le piante madri e per la crescita vegetativa sono quelle a ioduri metallici, che emettono una luce azzurro- bianca (4000-6000 gradi Kelvin). Queste possono sostituire i neon dalla fine delle prime tre settimane di crescita se le piante sono nate da seme, dopo 15 giorni dalla formazione delle radici (circa un mese dal taglio) se da talea, spesso con vantaggio (ad es. nel caso di superfici superiori ai pochissimi metri quadrati). Queste lampade emettono molto calore, e potrebbero bruciare o comunque danneggiare le piantine nei primi stadi di sviluppo. Si consiglia di mantenere la cima delle piante ad una distanza dalle lampade da 40-60 cm per una lampada da 250 W ad almeno 100-120 cm (con ventilatore) per una da 1000 W).

  Per la fioritura la soluzione migliore (per ora) sono sempre lampade a scarica, ma al sodio. Queste lampade emettono una luce giallo-rossa (intorno ai 2-3000 °K), più adatta a questo periodo di vita della pianta. La loro intensità di emissione può essere addirittura doppia (fino a oltre 200 lumen/watt: 130000 lumen per 600 watt di consumo) di quella delle lampade fluorescenti o a ioduri metallici, rendendole utili anche in caso di locali di crescita vegetativa con più lampade (soprattutto nelle versioni “agro”, che contengono più blu nello spettro di luce emessa), in associazione a lampade a ioduri metallici. Emettono un po’meno calore delle lampade a ioduri metallici, e quindi possono essere sistemate un po’più vicino alle cime delle piante (da 40 a 100 cm, a seconda della potenza della lampada). 

   

L’utilizzo dei tubi fluorescenti in fioritura renderebbe questa troppo lunga, e le cime fiorite avrebbero difficoltà a crescere al meglio.

    Se si passa dai tubi fluorescenti alle lampade al sodio direttamente, il passaggio dovrà essere graduale: nelle ultime fasi della crescita vegetativa si accenderà la lampada al sodio distante dalle cime (almeno 120 cm) e per brevi periodi di tempo, insieme ai tubi fluorescenti.

In caso di bruciatura per eccesso di luce (possibile anche con esposizioni brevi) i tempi di ripresa saranno piuttosto lunghi (se la pianta non muore), ed il blocco della crescita potrà avere conseguenze sull’equilibrio del terreno.

Carenze nell’illuminazione si tradurranno invece in tempi di crescita più lunghi, mancata ramificazione, steli esili, allungati e poco lignificati, scarsa formazione di fiori e un misero raccolto.

Sotto alle lampade a ioduri metallici ci saranno le piantine in crescita, ed in questo caso all’inizio si potranno mettere i vasi (da 15-25 cm di lato) l’uno contro all’altro.

    Le piante madri occuperanno almeno un m2, fino a 4 m2. Potremo sistemare sotto ad una lampada a ioduri metallici da 400 o 1000 watt, o al sodio da 600 watt, da 1 a 4 piante madri.

    Anche le pareti del locale potranno riflettere una considerevole quantità di luce. Evitate di utilizzare fogli di alluminio con cui tappezzare le pareti: l’alluminio rifletterà soltanto il 70- 75% della luce. Verniciare le pareti con una vernice bianca non lucida aumenterà la riflessione fino all’85-90%; pannelli di materiale riflettente, se ben applicati, possono arrivare al 90- 95% di riflessione, ma il loro utilizzo sarà molto più costoso che soltanto dipingere le pareti di bianco.

    Per aumentare l’area illumina bile ed avere una distribuzione della luce più uniforme, si potranno collegare le lampade ad un braccio mobile, azionato da un piccolo motore elettrico che lo faccia muovere lentamente, che potrà dare alle lampade un movimento rotatorio o in linea retta, a seconda delle esigenze (spesso quelli che si trovano in commercio sono apparecchi costosi e di breve durata).

 

    Le piante di canapa crescono più rapidamente se ricevono, oltre ad un adeguata illuminazione, più ore di luce giornaliere. Dare alle nostre piante 24 ore di luce al giorno vorrà dire cercare di farle crescere il più rapidamente possibile, e in certi casi questo è utile. L’esperienza ha però dimostrato che oltre le 18 ore il vantaggio è minimo e c’è il rischio di stressare troppo la pianta. Un ritmo giornaliero di luce/buio si avvicina di più ai ritmi naturali e permette alle piante di riposare. 18 ore sono comunque le ore di maggior durata del giorno a latitudini quasi estreme per la canapa.

    La presenza di un periodo di “notte”, con temperature inferiori al “giorno”, permette la migrazione dei primi prodotti della fotosintesi dalle parti verdi verso gli organi di accumulo e riserva (radici, semi, frutti); se questi prodotti restassero dove la reazione si svolge, ne rallenterebbero la velocità a darebbero luogo ad accumuli tossici.

    Con una durata del giorno di 18 ore e della notte di 6, la canapa può essere mantenuta in stadio vegetativo a volte per anni, senza che fiorisca.

   Attenzione: non cercate di alterare la durata totale dal giorno: la somma di ore di luce e di buio deve essere sempre di 24 ore. Ogni cambiamento di questo ciclo (ritmi circardiani) confonderà le piante e porterà a ritardi, problemi e rese inferiori.

    La fioritura avverrà tanto più rapidamente, quanto minori saranno le ore di luce giornaliere. In natura l’allungarsi delle notti avviene gradualmente, ma se da 6 ore di oscurità si passa a 12 ore di colpo (durata della notte in cui tutte le varietà di canapa fioriscono e quasi tutte, ad eccezione di quelle equatoriali, maturano) la fioritura sarà molto più veloce. Sotto le 10 ore di luce al giorno tutti i processi di formazione di tessuti nei vegetali rallentano enormemente. 12 ore sono ideali per la fioritura
della canapa, e corrispondono al periodo di luce solare del solstizio d’autunno.

    Di estrema importanza è il mantenere il periodo di luce/buio costante: 18 ore di luce e 6 di buio per la crescita e 12/12 ore per la fioritura(molte varietà di cannabis, soprattutto da resina, richiedono una notte “lunga” per fiorire). Altrettanto importante è mantenere un’oscurità totale durante le ore di “notte”. Poca luce che potrebbe filtrare o l’accensione delle lampade fuori tempo, anche per pochi istanti, e specialmente in fioritura, porterebbe ad uno sconvolgimento nei meccanismi di regolazione interna delle piante, che si manifesterà spesso con fenomeni ditismo.

    Se, al contrario, di “giorno” dovesse mancare la luce per breve tempo (ad es. per sostituire una lampada o per riparazioni all’impianto elettrico) non ci saranno problemi: l’importante é che non venga interrotto il periodo di buio.

    Se, in aggiunta a questi sistemi, si ha la possibilità che le nostre piante ricevano anche della luce dal sole, tanto meglio (ad es. nel caso di una finestra). Ma anche il controllo della luce solare dovrà essere rigoroso: di “notte” non dovrà filtrare neppure un raggio di luce

 

ARIA E TEMPERATURA

    I vegetali, per il loro metabolismo, utilizzano dall’aria ossigeno (O,soprattutto con le radici) e anidride carbonicae emettono ossigeno. . In un ambiente chiuso le piante consumeranno rapidamente tutto il CO2 presente e tutti i loro processi di crescita e costruzione di nuovi tessuti si arresteranno (la pianta non muore, ma non cresce più. Il CO2 serve per la fotosintesi clorofilliana). Per evitare che questo accada, è necessario assicurare un ricambio d’aria costante. Ogni cinque minuti tutta l’aria presente nei locali di crescita e fioritura dovrebbe essere sostituita da aria fresca.

    La soluzione migliore è rappresentata da estrattori d’aria per ambienti, presenti sul mercato in varie misure e potenze.

    In genere l’aria in entrata proverrà dalle fessure degli infissi, ma se si mostrasse insufficiente bisognerà provvedere ad un ingresso per l’aria, eventualmente con un convogliatore d’aria in entrata.

  Filtri antiodore (se questo dovesse creare problemi) possono essere applicati all’estrattore per l’uscita dell’aria.

    La presenza di sostanza organica nel terreno dà luogo alla produzione e alla liberazione nell’atmosfera di una considerevole quantità di anidride carbonica.

    Una buona circolazione dell’aria è indispensabile. Questo farà si che le piante crescano più robuste e possano poi sostenere meglio delle grosse sommità fiorite.

 

    Quando l’aria è in movimento vengono fortemente accentuati i processi di evaporazione e di ricambio della CO2.

    Una circolazione unita ad un efficiente ricambio dell’aria creerà un ambiente inadatto al proliferare di insetti nocivi e sfavorevole alla formazione di muffe e marciumi.

    La ventilazione e il ricambio dell’aria possono essere attivati o disattivati secondo le esigenze di umidità e temperatura dell’aria. La soluzione più comune e pratica è quella di collegare il ventilatore ad un timer che segua lo stesso ritmo delle luci, controllare tutte le condizioni e, se ci sono problemi, aumentare, diminuire o cambiare i tempi di funzionamento (dalla fine del primo mese di crescita sarà necessario mantenere in funzione l’estrattore anche di notte, magari a regime ridotto, per mantenere l’umidità relativa a livelli accettabili). La canapa di notte non produce anidride carbonica e non consuma ossigeno.

La canapa può nascere e crescere con temperature fra i 12 e i 40- 45°C, ma le temperature ideali sono di: appena sopra ai 20°C per la prima fase di crescita se da seme o da talea e per la crescita vegetativa; appena al di sotto dei 25 °C per la fioritura (in questa fase è bene che la “notte” sia fredda, condizione che sembra favorire la produzione di resina). Al di sopra di queste temperature ci sarebbe una facile proliferazione di insetti e funghi. Oltre i 30 gradi la pianta tenderebbe a traspirare troppo, mostrando facilmente fenomeni di stress. Al di sotto dei 20 gradi tutti i processi di crescita sono rallentati progressivamente, fino a fermarsi sotto ai lO °C.

Le diverse funzioni fisiologiche hanno limiti termici diversi: la temperatura ottimale per la respirazione é più alta che per la foto sintesi, il cui ottimo a sua volta è superiore a quello della traslocazione. La temperatura del nostro locale dovrebbe quindi essere di giorno alta, per favorire la foto sintesi, ma non troppo, per non esaltare in modo eccessivo la respirazione; mentre di notte dovrebbe essere abbassata per la traslocazione dei carboidrati.

    Controllare che la temperatura in prossimità delle cime delle piante non superi i 30 °C, in caso contrario dirigere il flusso d’aria di un ventilatore contro la lampada, per disperdere l’eccesso di calore.

    L’umidità dell’aria deve variare, diventando progressivamente più secca con il progredire della crescita e maturazione. Le talee abbisognano del 90-100% di umidità durante la fase di attecchimento delle radici. La fase di crescita vegetativa richiederà un’umidità del 60-70%. Infine per la fioritura l’ideale sarebbe un tasso di umidità massimo del 40-50%. Un tasso di umidità eccessivamente alto in fioritura provocherà una crescita maggiore dei rami ed un ritardo nella maturazione, oltre a poter creare problemi di formazione di muffe. Un’aria troppo secca causerà problemi di accrescimento radicale e fogliare, con diminuzioni della resa.

 

TERRENO E CONTENITORI

La canapa cresce bene in un terreno fresco, ben drenato, di PH vicino al neutro e ricco di sostanza organica.

    Nel caso di coltivazione indoor, bisognerà fornire alle nostre piante una quantità di terreno sufficiente al loro sviluppo (il volume di radici sarà pari al volume della parte aerea) e della miglior qualità possibile. Si può stimare che, a parte il primo mese di vita, le piante necessitino di circa 5-1O litri di terreno per ogni mese successivo.

    Una quantità abbondante di buon terreno costituirà la base nutritiva delle nostre piante, permetterà di avere una riserva di nutrimenti disponibile a lungo, avrà un effetto “tampone” sull’acqua, permetterà un ampia crescita delle radici ed un raccolto ricco e bilanciato nei componenti. D’altra parte bisogna considerare che con una disponibilità ampia di terreno le piante, soprattutto se provenienti da semi, tenderanno a diventare esageratamente grandi per un ambiente ristretto. Bisognerà trovare un compromesso, e fornire una parte di nutrimenti con l’acqua di irrigazione.

    Bisogna iniziare sempre con il miglior terriccio disponibile in commercio. Non utilizzate mai la terra proveniente da esterni, provenisse anche dall’orto che dà la miglior verdura possibile: in un vaso diventerebbe presto durissima da penetrare per le radici e le piante non riuscirebbero più a crescere. In più potrebbe contenere insetti, le loro uova, o spore di funghi..

 Utilizzare sempre terreno nuovo per ogni piantagione. Il terreno proveniente da coltivazioni precedenti potrebbe contenere insetti, uova, spore o microorganismi patogeni, sarà privato degli elementi nutritivi, ricco di scorie tossiche e diventerà rapidamente troppo compatto per una buona aerazione delle radici.

    Potrà essere un ottimo ammendante del terreno in un orto esterno, ma non utilizzatelo in vasi, nemmeno per altri generi di piante.

Le radici hanno bisogno di ossigeno, e per garantire loro una presenza di aria costante bisognerà mischiare al terriccio un materiale che trattenga l’aria. Il migliore è la perlite: di grana piccola, leggerissima, naturale, sterile, neutra e poco costosa. Altri materiali possono essere l’argilla espansa, la vermiculite (ottima per la semina, perché trattiene più acqua della perIi te) e diversi tipi di rocce porose e vulcaniche (tipo zeolite, ottima per i terricci da utilizzare nei trapianti successivi alla semina e ricca di acidi umici e fulvici); la sabbia grossa va bene, ma é pesante: se ne può utilizzare un poco in caso di terricci molto leggeri.

    Il PH indica se il terreno è acido o alcalino, ed è espresso da una scala da 1 a 14. Più è basso e più è acido, più è alto e più diventa alcalino. Si dice neutro quando sulla scala indica 7. La canapa cresce al meglio, riuscendo ad assimilare il massimo di sostanze nutritive se il PH è fra il 6 e il 7. 6,5-6,8 sarebbe perfetto.

  Le radici si abituano ad un certo grado di PH, ed ogni cambiamento rapido, se i valori iniziali erano corretti, porterà soltanto a problemi di adattamento e ritardi nella crescita. D’altra parte, un terreno di crescita ricco di materiale organico tende nel tempo a diventare più acido. Questo fatto, se il cambiamento di acidità si mantiene su livelli bassi, da circa 7 a 6-6,5, ed avviene lentamente, può essere utile per una migliore utilizzazione dell’azoto nella fase di crescita, ed una maggiore disponibilità di fosforo in fioritura. Un PH oltre il 7,5 o inferiore al 5,5 sono inadatti alla crescita delle cannabis.

    I fertilizzanti organici (e di origine minerale) saranno il nutrimento delle nostre piante, e potranno essere di effetto lento (mescolati al terreno) o rapido (somministrati durante le varie fasi di sviluppo). I fertilizzanti chimici danno un rapido effetto e sono efficaci, ma sono tossici per i futuri consumatori delle piante e influiscono molto sul sapore finale del prodotto, lasciando un gusto decisamente sgradevole.

    Per la preparazione di un buon terreno di crescita bisogna tener conto che la richiesta di ossigeno da parte delle radici dovrà essere tanto più facilitata quanto più le piante (o a maggior ragione le talee) sono giovani. Al contrario, più avanzeranno nella crescita e maggiore sarà la richiesta di nutrimenti, che dovranno essere presenti nel terreno e aggiunti all’acqua di irrigazione.

     Per l’attecchimento dei semi o la radicazione delle talee (primi 15 giorni) un terriccio specifico con l’aggiunta del 40-50% in volume (per i semi può bastare il 30 %) di perlite dà ottimi risultati. Non si aggiungeranno fertilizzanti: al limite un poco di fosforo (pochissimo!) sotto forma di guano di pipistrello, o di prodotti a base di alghe per non rischiare di bruciare le piantine.

    La lana di roccia è il sostituto del terreno, usato quasi universalmente per la radicazione delle talee. La lana di roccia è cancerogena se respirata. Non è consigliabile usarla, visto che i risultati possono essere identici, con un poco di attenzione, se si usano terriccio e perlite, che per la sola radicazione può anche essere usata pura.

    Durante la crescita vegetativa il terreno dovrà essere ricco di nutrimenti assimilabili e le radici dovranno crescere velocemente per permettere un rapido sviluppo della parte aerea. In questo caso l’ideale sarà un terreno preparato mischiando.

il 60% di terriccio con il 20% di perlite (o altro materiale poroso, anche di grana più grossa, tipo zeolite, rocce vulcaniche o argilla espansa) e il 20% di fertilizzanti organici e minerali con titolo basso, tipo letame ben maturo o humus di lombrico (vedi oltre -sostanze nutritive).

    In fioritura le piante si gioveranno del massimo di sostanza nutritiva ben assimilatasi al terreno, e le proporzioni potranno essere di 40% di terriccio, 20% di perlite e altri materiali di grana più grossa e 40% (se perfettamente decomposto, ma non esageriamo!) di fertilizzante organico.

    Una buona norma sarà quella di mischiare i vari componenti del terreno quanto prima possibile (la perlite e i vari materiali porosi possono anche essere aggiunti all’ultimo momento) e accuratamente per permettere un buon amalgama e una stabilizzazione delle reazioni (1-3 mesi prima dell’utilizzo).

    La temperatura del terreno dovrà favorire la formazione delle radici e l’assorbimento da parte di quest’ultime delle sostanze nutritive. Una temperatura uguale o di poco differente a quella dell’aria circostante darà buoni risultati. Se il suolo dell’ambiente fosse freddo, mantenere i vasi distaccati da terra. Se la temperatura del terreno rimane inferiore ai 20°C si avrà un rallentamento sensibile della crescita. In questo caso possono essere utili delle serpentine riscaldanti (tipo quelle per rettilari) che consumano relativamente poca corrente elettrica e sono efficaci soprattutto in fase di germinazione e radicazione delle talee.

    I contenitori migliori e più pratici sono i vasi di plastica. Sono leggeri, possono essere riutilizzati (lavarli sempre prima), permettono di trapiantare o di spostare con facilità una pianta e non marciscono né si rompono facilmente. Meglio siano quadrati piuttosto che rotondi: contengono più terreno e occu pano meno spazio. Con i vasi di plastica, l’unico inconveniente è che se il terreno si secca, tende a distaccarsi dalle pareti, facendo si che poi l’acqua di irrigazione scoli via rapidamente e che le estremità delle radici bru cino, se scoperte a lungo.

Bisognerà prima di ogni irrigazione controllare ed eventualmente pressare il terreno contro le pareti. Utilizzare sempre sottovasi singoli: eviterete di inzuppare il pavimento con l’acqua che inevitabilmente uscirà dai vasi, permetterete alle piante di recuperare quella stessa acqua, e potrete avere un controllo accurato delle esigenze d’acqua di ogni singola pianta.

    I vasetti di torba si inzupperanno presto e si romperanno molto facilmente, soprattutto al momento del trapianto; quelli di terracotta permettono una migliore traspirazione, ma sono costosi, pesanti, si rompono facilmente e in caso di trapianto non è facile estrarre il pane di terra integro.

    Per l’attecchimento dei semi o la radicazione delle talee, vasetti con un lato di 8-12 cm permetteranno un rapido sviluppo delle radici nei primi stadi di vita. Si trapianteranno presto (dopo 15-30 giorni max.) in vasi più grandi. Se da tale a, vasi da 20-40 cm di lato (15-25 litri di capacità) permetteranno che le piante non debbano più subire trapianti fino alla raccolta, una rapida espansione delle radici ed un conseguente rapido sviluppo della parte aerea.

    Se da seme, sarà più pratico trasferire dapprima le piantine (sempre dopo 15-20 gg.) in vasi da 15-20 cm di lato (4-6 litri). Durante la fase
di crescita occuperanno molto meno spazio, permettendo di mantenere molte più piante sotto ad una lampada.

    Subito dopo la determinazione del sesso, le piante superstiti dovranno essere trapiantate in contenitori più grandi (25-40 cm). É possibile portare le piante a maturazione nei vasi da 15-20 cm, ma bisognerà fornire alle piante molto più nutrimento con l’acqua di irrigazione, stando molto attenti ai rischi di sovradosaggio (il primo sintomo è una colorazione delle foglie più scura, seguita da un arricciarsi verso il basso delle foglie stesse: sospendere i fertilizzanti e irrigare con abbondante acqua).

    Le piante madri vegeteranno bene in mastelli (più comodi perché forniti di manici, utili per gli spostamenti) di 60-80 cm di di diametro (50-150 l. di capacità).

    Fornire sempre ogni vaso di sottovaso, utile per evitare perdite di acqua e per controllare l’assorbimento dell’acqua stessa da parte di ogni singola pianta. L’acqua non dovrà mai ristagnare nei sottovasi per più di 24 ore, altrimenti potrebbero formarsi muffe e marciumi.

ACQUA E FERTILIZZANTI

L’qualità dell’acqua data alle nostre piante dovrà essere la migliore: l’acqua non dovrebbe contenere sostanze tossiche alle piante, come il cl oro -spesso aggiunto come disinfettante negli acquedotti-, o sali alcalini. Il suo PH dovrà essere fra 6,5 e 7, e la sua temperatura simile a quella del terreno in cui sono contenute le piante, intorno ai 20- 22 °C.

    Il fatto che la miglior produzione di resina si abbia in un clima piuttosto arido, non significa che bisogni privare le nostre piante dell’acqua durante la fioritura (anzi, le maggiori richieste di acqua si hanno durante la produzione di resina), ma soltanto che l’umidità relativa dell’aria dovrà essere bassa. Il terreno dovrà essere innaffiato regolarmente; piuttosto, per diminuire l’umidità si provveda ad aumentare la ventilazione e la temperatura durante il “giorno”.

    Il terreno dovrà contenere una buona percentuale di acqua, ma non esserne troppo impregnato, se no le radici soffocherebbero e marcirebbero per mancanza di aria. Una buona regola è quella di aspettare che lo strato superficiale del terreno (primi 2-3 cm) sia asciutto prima di irrigare nuovamente. Rompere spesso la crosta che si forma dopo aver bagnato, e pressare il terreno contro ai bordi del contenitore, per un assorbimento uniforme e per evitare che l’acqua scoli via lungo le pareti se staccate dal terreno. Se il terreno si stacca dalle pareti per mancanza di acqua, le punte delle radici sarebbero esposte all’aria e morirebbero, provocando un arresto nella crescita per un periodo piuttosto lungo.

  Un buon drenaggio è indispensabile. L’acqua in eccesso che si raccoglierà nei sottovasi non deve ristagnare più di 24 ore, o potranno formarsi alghe, muffe e funghi. Un contenitore per l’acqua da irrigazione in cui si lasci depositare l’acqua per un giorno, per permettere l’evaporazione del cloro eventuale e il raggiungimento di una temperatura simile a quella dell’aria, è un attrezzo indispensabile, utile anche per mischiare ali’ acqua diverse sostanze nutritive.

    Un impianto di irrigazione a goccia potrà sicuramente essere utile per il mantenimento di un minimo di umidità nel terreno e per una fertilizzazione più efficace, ma non dovrà assolutamente sostituire del tutto l’irrigazione delle singole piante. Troppa acqua per una pianta può essere troppo poca per un’altra, soprattutto se non sono cloni provenienti tutti dalla stessa madre; lo stesso dicasi per i fertilizzanti. Se per irrigare useremo soltanto un impianto automatico, presto ci troveremo ad avere delle piante che soffriranno per mancanza di acqua, ed altre che staranno marcendo.

    È sempre meglio irrigare all’inizio del “giorno” (quando si accendono le luci), per permettere un controllo migliore dell’acqua eventualmente data in eccesso o in difetto e per evitare un aumento dell’umidità notturna.

    É più comune un eccesso di irrigazione piuttosto che una mancanza: le radici delle nostre piante hanno anche bisogno di ossigeno, che può penetrare nel terreno solo se questo non é inzuppato d’acqua.

    Oltre che per aggiungere sostanze nutritive, l’acqua può anche servire per dilavare il terreno, operazione a volte necessaria per limitare i danni di una dose eccessiva di fertilizzanti o per un accumulo di sali tossici nel terreno; oppure per lavare le foglie delle piante, operazione da ripetersi regolarmente (ogni 20-30 giorni) per permettere una buona respirazione; oppure per permettere di sopravvivere alle talee che non hanno ancora sviluppato radici, tramite frequenti irrigazioni fogliari.

FERTILIZZANTI

    I vegetali necessitano di 15 elementi per la loro crescita: carbonio (C), ossigeno (O), e idrogeno (H) sono forniti dall’aria e dall’acqua. Gli altri 12 vengono assorbiti dalle radici, e devono essere presenti nel terreno o aggiunti come fertilizzanti.

    Gli elementi utilizzati in maggior quantità (macroelementi) sono: azoto (N), fosforo (P) e potassio (K), utilizzati dalla canapa in proporzioni diverse secondo le varie fasi di sviluppo. Il calcio (Ca) ed il magnesio (Mg) sono elementi secondari, utilizzati comunque dalla canapa in grandi quantità, rispetto ad altri vegetali. Abbiamo poi i cosiddetti microelementi: ferro (Fe), zolfo (5), manganese (Mn), boro (B), molibdeno (Mb), zinco (Zn) e rame (Cu).

L’Azoto (N) è il principale responsabile della crescita e della riproduzione cellulare, della taglia e del vigore della pianta.

Esercita sui vegetali un’azione violenta di stimolo dell’accrescimento: una pianta ben provvista di azoto cresce rapidamente, produce un ampio apparato assimilatore, prende un colore verde scuro, dovuto all’abbondanza di clorofilla. È essenziale per la produzione di clorofilla. Per contro, alti livelli di azoto fanno si che le piante fioriscano e maturino più tardi, i tessuti vegetali siano più teneri e più soggetti all’attacco di parassiti, e un’eccessiva concimazione azotata può bloccare lo sviluppo o addirittura uccidere le piante. 

Il Fosforo (P) è necessario per la fotosintesi, ed è associato con il vigore complessivo della pianta. Nelle piante giovanissime il fabbisogno di P è molto elevato: fino ad un certo punto viene soddisfatto dalle riserve del seme, ma presto la pianta ,se non si è provveduto, manifesterà sintomi da carenza. Inoltre il fosforo favorisce l’accrescimento dell’apparato radicale, spesso è utile la presenza di una piccola quantità di P205 (anidride fosforica) vicino al seme. Viene utilizzato per la produzione di fiori, e quindi di resina e di semi. Il fosforo é necessario alla cannabis in percentuali superiori agli altri fertilizzanti nelle fasi di germinazione (o attecchimento delle radici se da tale e) e di fioritura.

Il fosforo, contrariamente all’azoto, accelera e favorisce tutti i fenomeni attinenti alla fioritura, fecondazione e maturazione. Rende possibile il metabolismo degli zuccheri, ed é una fonte di energia per la pianta.

 

 Il Potassio (K) è necessario durante tutte le fasi di crescita.

Fornisce robustezza a tutta la pianta, stimola la crescita delle radici e dei fiori e rende le piante resistenti alle malattie e al freddo. È indispensabile per la produzione della clorofilla (se le piante non riescono a sintetizzare il potassio assumono una colorazione tendente al viola). Carenze di potassio possono essere indotte da squilibri alimentari, soprattutto da un eccesso di magnesio; al contrario, si può verificare carenza di magnesio in seguito ad un assorbimento eccessivo di potassio.

Il Calcio (Ca) è indispensabile per la produzione cellulare e la crescita. Per un buon accrescimento accanto ad ogni pelo radicale ci dovrebbe essere qualche molecola di calcio. Il suo consumo da parte della cannabis è paragonabile a quello degli altri macroelementi. Carenze di calcio si notano dapprima all’apice delle piante, con clorosi e poi disseccamento dei tessuti meristematici (tessuto apicale deputato all’inizio della fioritura: se viene rimosso si deve riformare, in circa 15 giorni, perché la pianta possa iniziare a fiorire). Le stesse piante presenteranno gambi e rami deboli e poco sviluppati. È indispensabile in  fioritura. Un eccesso di calcio provoca spesso un PH eccessivamente elevato perché sia possibile l’assorbimento degli altri nutrimenti, e nanismo delle piante. I preparati di nutrimenti per coltivazione idroponica spesso sono carenti di calcio, perché tenderebbe ad ostruire i condotti e gli irrigatori. Controllare e provvedere per evitare carenze pericolose.

Il Magnesio (Mg) viene utilizzato nella clorofilla, ed è essenziale per l’assorbimento della luce. È di aiuto per l’utilizzazione dei nutrimenti e per neutralizzare i prodotti tossici presenti nel terreno o prodotti dalla pianta. 

La insufficienza di questo elemento si nota da macchie chiare sulle foglie, con successiva clorosi (ingiallimento) di tutta la foglia, solo le venature rimangono verdi. Le punte delle foglie si curvano verso l’alto e seccano. Un eccesso di magnesio può bloccare l’utilizzazione di potassio da parte delle piante e provocare sintomi di carenza di K.

 

PREPARAZIONE AMBIENTI E ATTREZZATURE

Prima di tutto dovremo pensare a quanta cannabis vorremmo avere, e regolarci di conseguenza sulla scelta degli ambienti di coltivazione in base alla loro grandezza.

 Se ci si accontenta di uno o due grammi al giorno, sarà sufficiente un solo locale di un metro quadrato, dove, partendo con semi per ogni nuovo raccolto, si potranno realizzare tre raccolti in un anno. La resa potrà andare dai 150 ai 300 (o più) grammi di infiorescenze secche per raccolto.

Se si pensa ad una coltivazione per una produzione commerciale, si dovranno attrezzare tre locali: uno per la semina e la produzione di talee, uno per la crescita vegetativa e le piante madri, ed infine uno per la fioritura. Le dimensioni del locale per la sola crescita vegetativa, escluse quelle per le piante madri, saranno di circa la metà del locale per la fioritura, mentre la zona per la semina e la produzione di talee richiederà uno spazio ridotto: la soluzione più utilizzata sono scaffali a più ripiani.

Anche l’altezza del locale di crescita è importante: più aria potrà circolare e meglio sarà per le piante, il calore emanato dalle lampade salirà verso l’alto e sarà più facile mantenere livelli di umidità accettabili. Due metri di altezza sono il minimo indispensabile se si utilizza una sola lampada da 250 o 400 Watt, 4-5 metri nel caso di locali grandi, con decine di lampade in funzione.

È indispensabile garantire ad ogni locale piccolo o grande che sia un costante ricambio di aria. 

In tutti i locali sarà una buona pratica mettere un telo di plastica ( bianca, riflette di più la luce) sul pavimento, con i bordi rialzati, per evitare perdite d’acqua. Il te lo deve essere lavato e disinfettato, oppure cambiato, ad ogni raccolto.

Disinfettare sempre tutti i locali prima di ogni piantagione. Questo eviterà molte infestazioni da parte di organismi nocivi (muffe e insetti). Pulire regolarmente il suolo, gli attrezzi utilizzati, evitare assolutamente che entrino animali e stare attenti a non introdurre nei locali uova di insetti, spore o qualunque materiale che possa essere nocivo per le piante.

 

Tre esempi di coltivazione

    1) Disponibilità di uno spazio ridottissimo: una lampada al sodio da 250 Watt può illuminare convenientemente un’area di 80×80 cm. Per la crescita vegetativa si utilizzeranno 4 tubi fluorescenti di lunghezza appena inferiore allo spazio da utilizzare (da mantenere sempre molto vicini alle cime delle
piante: 2-10 cm), da sostituire con la lampada al sodio all’inizio della fioritura.

 Potranno crescere per 45-60 giorni da 9 a 16 piantine, e fiorire per 60-90 giorni da 4 a 9. La resa sarà di 150-250 grammi di infiorescenze essiccate, ogni 4-5 mesi. Lo spazio sarà interamente occupato dalle piante. Se si attrezza un locale in più per la crescita vegetativa si potranno avere fino a 5-6 raccolti all’anno.

 2) Disponibilità di una stanza, ad esempio di 4×4 metri: dovremo poter avere lo spazio per muoverci, quindi si considererà un’area utilizzabile dalle piante di 11-13 metri quadrati.     4 lampade al sodio da 600 Watt (scegliete le lampade con più alta emissione di lumen: per ora fino a 130000) faranno fiorire 36-64 piante, con una resa da 1,5 a 2,5 chilogrammi per raccolto (se da seme, ogni 4-5 mesi).

 Se si decide di dividere la stanza per creare un locale per le piante madri (in questo caso particolare ne basteranno 4) e le piantine in crescita vegetativa, a questo si potranno dedicare 2×4 metri, separando con un pannello il locale per la fioritura, che rimarrà di 2×4 metri. Nel primo locale si potranno utilizzare due lampade da 600
Watt al sodio (o da 1000 W a ioduri metallici) per le piante madri e quelle in crescita e tubi fluorescenti per le talee.

Nel locale per la fioritura & maturazione potremo installare 2 lampade al sodio da 600 Watt (tubi da 130000 lumen), che ci renderanno 1-1,5 chili di cime ogni 2-2,5 mesi (dopo il primo raccolto).

 3) Coltivazione a livello commerciale: consideriamo ad esempio un locale da 300 m2.

 200 m2 saranno dedicati alla fioritura, con un area utilizzata dalle piante di circa 150 m2 Si installeranno qui circa 60 lampade al sodio da 600 watt

Nel locale per la crescita vegetativa si potranno collocare anche le piante madri e qui saranno necessarie 20-30 lampade agli ioduri metallici e/o al sodio da 600 watt (100 m2, con 70-80 m2 utilizzabili). Nello stesso locale potranno essere utilizzati scaffali a più ripiani per la semina e per la produzione di talee (le piantine potranno restare sugli scaffali all’incirca per un mese). Per gli scaffali si useranno tubi fluorescenti (impropriamente anche detti “al neon”) e la distanza fra i ripiani sarà di circa 50 cm.

MATERIALI E STRUMENTI NECESSARI

Ci sarà una serie di attrezzi indispensabili ed altri molto utili nel facilitarci il lavoro. Strumenti costruiti con materiali di buona qualità daranno molti meno problemi di altri più economici, ed alla fine sarà più probabile avere un raccolto migliore in qualità e quantità.

Ci dovremo munire di:

Un termometro, meglio se a massima e minima, per poter vedere e se necessario correggere le variazioni di temperatura, ed uno per misurare la temperatura dell’acqua.

Un igrometro per misurare l’umidità dell’aria ed uno per controllare il grado di ritenzione idrica del terreno.

Un misurato re del PH, strumento da utilizzare per un controllo costante del terreno, dell’acqua e delle soluzioni nutritive che si daranno alle piante.

Un misuratore dei nutrimenti presenti nel terreno, utile soprattutto per chi non ha una grande esperienza (in genere vengono rilevati soltanto i macronutrienti: N, P e K).

Un misurato re dell’elettroconduttività dell’acqua (EC), per misurare la quantità di sali nella soluzione di irrigazione, indispensabile in caso di coltivazione idroponica.
Un paio di
 forbici, nuove e da utilizzare soltanto nella piantagione.

Cordini, per legare e sostenere eventuali rami e piante e bacchette (di bambù o altro materiale).

Teli di plastica abbastanza grandi da coprire il suolo dei locali e i primi 5-10 cm delle pareti.

Un irrigatore, ed un nebulizzatore per l’acqua da dare nei vasi e da spruzzare sulle foglie (a volte può essere utile un tubo di gomma con attaccata ad una estremità una bacchetta rigida, per poter arrivare facilmente a bagnare le piante).

Un contenitore per l’acqua, di dimensioni tali da poter bagnare tutte le piante con acqua (con o senza fertilizzanti aggiunti) lasciata almeno un giorno, perché raggiunga una temperatura simile all’ambiente e al terreno, e perché possa evaporare il cloro a volte presente.

Un eventuale impianto di irrigazione a goccia, che permetterà un maggiore assorbimento dei nutrienti sciolti nell’acqua e alle piante di non soffrire per mancanza di acqua nel caso ci si debba assentare per pochi giorni. L’impianto di irrigazione a goccia non deve sostituire un controllo continuo ed un irrigazione specifica per le esigenze di ogni singola pianta.

Filtri di carta e setacci metallici per evitare che la presenza di materiali organici nell’acqua, usati come fertilizzanti, possa intasare gli ugelli del vaporizzatore, i tubicini o le uscite dell’acqua in un eventuale irrigazione a goccia.

Vasi di plastica, meglio se quadrati, di diverse dimensioni, sempre muniti di fori sul fondo per permettere l’uscita dell’acqua: 8-12 cm di lato per i semi e le talee, 15-20 (o più) per la crescita, 25-40 per la fioritura (si può evitare un trapianto e trasferire direttamente le piantine dai vasi più piccoli a quelli più grandi: lo sviluppo sarà migliore, ma, soprattutto se sono piante nate da seme e non talee, a volte eccessivo).

Terriccio, perlite (o altro materiale simile), letame maturo, humus e altri fertilizzanti e ammendanti in quantità sufficiente per i vasi ed i trapianti.

Concimi organici, minerali e di sintesi, in forma solida e/o liquida, di diverse composizioni e varietà, per poter far fronte a tutte le esigenze delle piante.

Timer (uno o più) per controllare l’accensione e lo spegnimento delle lampade e dei ventilatori, con un relè (fusibile salvavita) fra il timer e le lampade. Il relè eviterà il surriscaldamento del timer, garantendo il suo funzionamento (attenzione agli amperaggi delle lampade e a quelli sopportati dal relè).

Corde o catene con ganci, carrucole, viti, chiodi e tasselli robusti, per evitare che le lampade cadano sulle piante.

Eventuali umidificatori o deumidificatori per correggere l’umidità dell’aria (in genere si riesce a correggere aumentando o diminuendo la ventilazione).

Eventuali condizionatori o stufe per mantenere una temperatura ideale (ricordare che le lampade a scarica e il loro reattore emettono calore).

Ventilatori ed estrattori d’aria di potenza sufficiente a garantire la miglior aerazione.

SEMINA

Una pratica molto comune è quella di far germinare i semi nel cotone o fra strati di carta bagnati e poi trapiantare soltanto quelli nati. Questa tecnica è da EVITARE ASSOLUTAMENTE in quanto le piantine appena uscite dal seme sono fragilissime, e da evitare di toccare per non arrecar loro danno. Con una tecnica del genere avremo meno piante: molte di loro saranno uccise o lesionate al momento della posa nel terreno.

Potremo mettere i semi a bagno per 24 ore in acqua tiepida, per permettere loro di iniziare a gonfiarsi, poi collocarli nel terreno. Ogni vaso (da 8 a 12 cm di lato) potrà contenere una sola piantina.

Il vaso sarà riempito con un terriccio adatto a trattenere molta aria e inzuppato d’acqua (dal fondo, per capillarità. Così non si compatta e trattiene molta più aria che se bagnato da sopra).

Il seme dovrà essere collocato ad una profondità da 0,5 a 1 cm sotto terra.

Il terreno dovrà essere mantenuto costantemente umido (ma l’acqua non deve mai ristagnare) ed ad una temperatura fra i 20 ed i 25 gradi centigradi. 

Dopo alcuni giorni (da 2 a 10-15, a seconda delle varietà, della temperatura e della composizione del terreno, dell’età e del vigore del seme), le piantine cominceranno ad uscire dal terriccio, con il guscio del seme ancora attaccato al fusto allo stato embrionale (questo momento è detto emergenza -delle piante dal terreno).

Da questo momento le piante cominceranno la loro crescita, e noi forniremo loro 18 ore di luce e 6 di buio ininterrotto al giorno. In questo periodo la luce migliore sarà fornita da lampade fluorescenti con un emissione di almeno 4000 °K; le lampade saranno mantenute a 2-10 cm dalla cima delle piantine. Si può utilizzare da subito una lampada agli ioduri metallici, ottima per la crescita (con una gradazione di colore di 4000 °K, o più), ma con il difetto di emettere molto calore e quindi il rischio di bruciare le piantine appena nate, se troppo vicina, o di farle allungare eccessivamente, se troppo lontana. La distanza sarà proporzionale alla potenza della lampada: da 60 a 90 cm, sempre controllando la temperatura.


Con la caduta del guscio si apriranno i cotiledoni (foglioline arrotondate presenti nel seme), e subito dopo apparirà la prima coppia di vere foglie: un paio di foglioline seghettate opposte fra di loro, ognuna con il suo picciolo (gambo fogliare).

Le paia di foglie successive spunteranno in formazioni opposte, e queste foglie saranno formate, nel secondo paio da 3 foglioline ognuna, nel terzo paio da 5, e così via fino a 11-13 foglioline per foglia. All’intersezione delle foglie con lo stelo presto cominceranno a crescere piccoli rami.

CRESCITA VEGETATIVA

Dopo circa 15-20 giorni dall’emergenza delle piantine dal terreno, i vasetti in cui si trovano le piantine stesse saranno pieni di radici, e sarà ora di procedere al primo trapianto. Preparare il terriccio per la crescita vegetativa , preparare i nuovi contenitori (5 litri di terriccio saranno sufficienti per poco più di un mese, fino all’inizio della fioritura) ricordandosi di mettere sul fondo 2-3 cm di argilla espansa (quella per giardinaggio, non quella per edilizia che è piena di depositi carboniosi) per un buon drenaggio e di utilizzare un sottovaso per ogni singolo vaso: ogni pianta avrà differenti esigenze di irrigazione, ed è molto meglio un controllo individuale per evitare marciumi e prevenire alterazioni del PH. Il sottovaso eviterà che ad ogni irrigazione si bagni e sporchi il pavimento del locale di crescita.

    Per evitare di rompere le radici, bagnare bene il terriccio dove si trovano le piantine, in modo che non si sgretoli, si prepari nel nuovo vaso una buca delle stesse dimensioni del vaso dove si trova la piantina (con un vaso vuoto della stessa dimensione del vecchio si fa un buco perfetto: non pressare il terreno, ma estrarlo a mano) e si depositi delicatamente il pane di terra nella buca, facendo attenzione che il margine superiore del vecchio terreno coincida con il nuovo. Sarà meglio aspettare almeno un giorno ad irrigare, per stimolare le radici alla ricerca di acqua. In questo periodo (circa un mese) potremo continuare ad usare le lampade fluorescenti, ma con l’utilizzo di lampade agli ioduri metallici o al sodio bianche si avrà sicuramente una maggiore praticità ed una migliore illuminazione di tutta la pianta (le lampade fluorescenti hanno poca intensità per illuminarne appieno la parte inferiore). Più ore di luce si daranno alle piante, più velocemente cresceranno, ma abbiamo già visto che un periodo di “notte” é necessario per la migrazione dei prodotti di rifiuto delle piante: 18 ore di luce e 6 di buio sono il massimo periodo di luce incontrato in natura dalla canapa e permettono la migliore e più sana crescita. L’intensità della luce dovrà andare da un minimo di 30000 lumen ad un massimo di 50000.

    Durante la crescita le piante abbisognano di grandi quantità di azoto, non dovendo mai mancare comunque anche gli altri elementi. Oltre a quello presente nel terreno, bisognerà fornire nutrimento alle piante mischiando i fertilizzanti all’acqua di irrigazione. Non esagerare: è molto più facile rimediare ad una carenza di nutrimenti che salvare le piante dopo un’overdose di fertilizzanti. Un’ampia disponibilità di azoto favorisce una più alta percentuale di piante femmine, ma potrà prolungare la fase vegetativa. Una sana, costante e progressiva crescita è indice di buona disponibilità di fertilizzanti. Carenze nutrizionali potranno manifestarsi con clorosi fogliare (le foglie impallidiscono e seccano), ritardi nell’accrescimento e minor resistenza alle malattie e ai parassiti.

    La temperatura dell’aria sarà fra i 20 e i 25 ac. Il ricambio dell’aria sarà indispensabile, e garantito da un estrattore che cambi tutta l’aria del locale ogni 5 minuti (ad es., per un locale di 30 m. cubi è necessario un estrattore con una capacità di almeno 400 m. cubi/ora). Un ventilatore servirà ad irrobustire gli steli delle piante, ad aumentare l’evapotraspirazione e a combattere muffe e parassiti.

    Il periodo di crescita vegetativa dovrà durare almeno 45 giorni dal momento dell’emergenza delle piantine, se no si avrebbero difficoltà di fioritura. Trascorso questotempo si possono far fiorire le piante, oppure si può cercare di determinarne il sesso, mantenendole in fase vegetativa (attenzione però che non crescano troppo operazione più utile se si decide di trapiantare outdoor solo piante femmine, dopo averle acclimatate gradatamente agli ultravioletti del sole, o se si vogliono ricavare piante madri).

    Le piante coltivate indoor devono poter crescere e fiorire il più rapidamente possibile, essere indenni da parassiti e malattie e occupare uno spazio ristretto: per questi motivi sarà molto meglio evitare qualunque intervento di potatura, a parte l’asportazione di parti di pianta eventualmente malate o danneggiate e quella eventuale di rami più bassi che non si sono potuti sviluppare. Alla fine della fase di crescita, se da seme, le piante avranno bisogno di un area di almeno 25-30 cm di lato cadauna. Questo significa che potremo avere da 9 a 16 piante per metro quadrato. In un’area più piccola le piante si allungherebbero eccessivamente alla ricerca di luce e non -potrebbero sviluppare rami laterali.

    Se le piante proverranno da talee, potranno essere messe in fioritura anche subito dopo la formazione delle radici (quindi potremo tenere più piante nello stesso spazio, fino a 36 per metro quadro), ma, per avere una fioritura copiosa senza dover “pompare”eccessivamente le piante con fertilizzanti é meglio aspettare che le talee raggiungano dimensioni tali poter reggere abbondanti un mese)

FIORITURA

La fioritura sarà la fase più importante della vita delle nostre piante. In natura questo periodo potrà durare diversi mesi, ma indoor saranno importanti tempi molto più rapidi, fra le 7 e le 12 settimane al massimo. Il fattore principale che influenza l’entrata in fioritura della canapa é il fotoperiodoalternanza di ore di luce e buio).

    All’aperto il fotoperiodo e i cambiamenti stagionali sono determinati dalla latitudine. Nell’emisfero Nord, dal tropico in su, il giorno comincia ad essere più lungo della notte dopo l’equinozio di primavera (21-23 marzo, tempo per la semina), e le ore di luce continuano ad aumentare fino al solstizio d’estate (21-23 giugno, 15-18 ore di luce al giorno andando verso Nord).

    In luglio le giornate ricominciano ad accorciarsi, e la canapa comincia a fiorire e a produrre resina. Con l’accorciarsi delle giornate le piante aumentano la produzione di fiori, la produzione di THC aumenta fino ad un periodo di massima concentrazione in ottobre e novembre, dopo l’equinozio d’autunno (21-23 settembre, 12 ore di luce e 12 di buio, fotoperiodo che stimola una maturazione completa delle infiorescenze nella maggior parte delle varietà di cannabis). Quando la luce del giorno comincia ad essere meno di lO ore (dicembre) la produzione di resina rallenta e si arresta.

    Le varietà da resina importate da zone subtropicali ed equatoriali, soggette ad un ciclo di luce e oscurità quasi costante, con piccoli cambiamenti durante l’anno, spesso iniziano a fiorire dopo l’equinozio autunnale, perché abituate a non più di 13 ore al giorno. La fioritura della canapa dipende non dalla lunghezza del giorno, ma dalla durata della notte. Interruzioni anche brevissime della fase di oscurità porterebbero a ritardi, allungamento delle infiorescenze (invece di essere compatte), interruzione della fioritura e fenomeni marcati di ermafroditismo.

    In natura l’allungarsi della notte é progressivo, ma nelle coltivazioni in interni un cambiamento brusco, con il passaggio immediato da 6 ore a 12 di oscurità, stimolerà una fioritura più rapida (ricordiamoci sempre che indoor la rapidità dei cicli di sviluppo é un fattore molto importante) ed un altrettanto rapida maturazione.

    Per la fioritura le esigenze delle piante cambieranno: una luce con più rosso nello spettro (2-3000 °K) stimolerà una maggior produzione di fiori e la formazione di infiorescenze più compatte. L’intensità della luce stessa potrà arrivare a 50000 e più lumen per metro quadrato (altro fattore che aumenta il metabolismo delle piante e quindi accelera la fioritura e la rende più cospicua). Le lampade migliori sono quelle ad alta pressione di sodio (la miglior resa attualmente é data dalle lampade da 600 Watt).

    Riguardo alle esigenze in nutrimenti, ricordiamoci che un’ampia disponibilità di fosforo é necessaria per la formazione dei fiori e ne accelera la maturazione, mentre l’azoto, sempre necessario per la costruzione di nuovo materiale, rallenta la maturazione. Sono necessarie anche ampie disponibilità di potassio (alcune teorie dicono che un eccesso di potassio potrebbe diminuire la produzione di THC, ma sicuramente una sua carenza provocherebbe danni anche gravi a tutta la pianta, con una grossa diminuzione della resa). Non utilizzare alcun fertilizzante nelle ultime 2-3 settimane di maturazione delle infiorescenze: ne risentiranno fortemente l’aroma ed il sapore delle stesse. (Nella coltivazione idroponica si dovrà usare un fertilizzante specifico -coi valori di EC della soluzione nutritiva non superiori a 1.5 -1.8 -fino a due o tre giorni prima del raccolto, e solo acqua fino al raccolto).

    Per evitare di usare (relativamente) grosse quantità di nutrimenti aggiunti, sarà molto meglio, con un rinvaso in contenitori più grandi, fornire alle piante all’inizio della fioritura (subito dopo la determinazione del sesso), almeno 10 litri in più di terriccio preparato e ricco di nutrimenti organici

    L’umidità relativa dell’aria dovrà cambiare, essendo necessario per una rapida e sana formazione di fiori un clima secco: un massimo del 50-60% ed un ricambio ed una ventilazione continui (in molti casi sarànno necessari anche di notte) eviteranno la formazione di muffe e molte infestazioni da parassiti. La temperatura dell’aria potrà essere leggermente superiore che in fase di crescita vegetativa durante il giorno. Al contrario, di “notte”sarà bene sia decisamente inferiore (fra i 10 e i 15 gradi). In natura sembra che le notti fredde, associate a giornate tiepide e soleggiate, con aria secca, stimolino le piante ad aumentare la produzione di resina.

    Le ditte produttrici di semi di cannabis ci dicono che la maggior parte delle varietà adattate per la crescita indoor hanno tempi di fioritura e maturazione fra le 6 e le 10 settimane; questo é un periodo di tempo ideale per una maturazione commerciale. Per una maturazione completa delle infiorescenze, fino alla caduta dei pistilli e all’ingrossamento dei calici, in genere occorrono almeno 2 settimane in più del tempo consigliato.

    La canapa é una pianta dioica, ciò significa che ci sono individui maschi e individui femmine, che porteranno rispettivamente fiori maschili e fiori femminili. Talvolta si incontrano individui ermafroditi (più spesso nelle coltivazioni indoor).

    Il primo segno della fioritura della canapa é l’apparizione, sulla parte superiore delle piante, di fiori allo stato embrionale, indifferenziati, sullo stelo principale, all’intersezione diquesto con le foglie, dietro alla stipola.

    NelIo stadio preflorale il sesso della canapa é irriconoscibile (non credete a chi pensa di poter riconoscere una pianta maschio da una femmina prima che su
queste appaiano dei fiori!).

    Quando appaiono, i fiori embrionali sono indifferenziati; ma presto quelli maschi potranno essere riconosciuti per la loro forma iniziale curva, e poco dopo appariranno come piccoli boccioli rotondi, appuntiti, con cinque scanalature, che sono uniti allo stelo per mezzi di un minuscolo gambo.

    I fiori femminili sono riconoscibili dall’ingrossamento dell’embrione, che diventerà un calice tubolare, a punta, da cui spunteranno presto due pistilli bianchi, a volte gialli, rosa o rossi.

   Questi pistilli hanno la funzione di catturare il polline maschile, portato dal vento, per l’impollinazione dell’ovulo femminile che si trova dentro al calice. I pistilli sono fertili
(possono “catturare” il polline maschile) finché sono bianchi. Quando diventano secchi e rossi, il fiore non può più essere impollinato.

    Il calice si ricoprirà progressivamente di tricomi ghiandolari (in realtà é la fogliolina intorno al cali ce, brattea, a ricoprirsi di resina, ma per comodità in genere si usa il termine “calice” per intendere l’insieme del singolo fiore) e si formeranno, l’uno vicino all’altro, sempre più fiori.

    Queste “infiorescenze” avranno tempi di maturazione diversi, a seconda della posizione sulla pianta, e quindi della possibilità di ricevere più o meno luce. Per essere sicuri del sesso delle piante bisogna attendere fino alla formazione dei primi fiori riconoscibili, dai 5 ai 20 giorni, a seconda del l’età e varietà delle piante. I primi fiori saranno nella parte superiore della pianta, sugli interno di appena al di sotto del ciuffo di foglioline apicali.

    Senza l’intervento del l’uomo, alcuni giorni dopo la loro formazione, si aprono i fiori delle piante maschili e vengono rilasciati milioni di grani di polline che, trasportato dalle correnti d’aria (il polline di cannabis può volare per decine di chilometri!), andrà ad attaccarsi ai pistilli che escono dai fiori femminili, rendendo questi ultimi fertili. Se si vuole una produzione di “sinsemilla” bisogna quindi eliminare i maschi prima che i fiori maschili si aprano.

    Dal momento della fertilizzazione nel calice femminile comincia a formarsi il seme e si ha la caduta dei pistilli; al seme occorrono dai 20 ai 40 giorni per maturare, e alla fine il calice si apre completamente e il seme cade sul terreno.

    Il ritmo di luce e buio di 12/12 ore si potrà mantenere invariato fino alla raccolta. Se si ha necessità di una più rapida maturazione (ad es. nel caso di presenza di parassiti, o per ragioni personali) si possono aumentare a 14 le ore di oscurità, dopo almeno il primo mese di fioritura: le infiorescenze saranno pronte fino a due settimane prima, ma il raccolto finale sarà di quantità decisamente inferiore.

    Dopo 5-20 giorni dal cambio del ritmo luce/buio (da 18/6 a 12/12), a seconda dell’età e della varietà delle piante, queste entreranno in fioritura (che si potrà prolungare per 6-12 settimane, a seconda della varietà e dei gusti personali del coltivatore).

    A questo punto, se le piante sono nate da semi, si potranno riconoscere ed eliminare i maschi, per avere un raccolto di “sinsemilla”. Le femmine rimaste potranno essere trapiantate in vasi più grandi, che contengano circa lO litri in più di terriccio (un quantitativo maggiore permetterebbe alle piante di crescere spesso esageratamente rispetto alle possibilità dell’ambiente; nella maggior parte dei casi si utilizzano vasi più piccoli, ma bisognerà poi fornire alle piante in fioritura molto più fertilizzante, che nelle ultime fasi di vita delle piante potrebbe modificarne pesantemente il gusto.)

    Durante la fioritura é importante che l’oscurità sia assoluta (non ci devono assolutamente essere infiltrazioni di luce o “visite” alla piantagione in queste ore, nemmeno per pochi secondi e con luce molto bassa). In caso contrario le piante potranno rallentare o interrompere la fioritura e mostrare fenomeni di ermafroditismo.

    Se provenienti da seme, é consigliabile mantenere le piante in fase vegetativa per almeno 6-7 settimane dall’emergenza dei germogli dal terreno, perché se troppo giovani faticheranno a fiorire (e si allungheranno esageratamente). Se provenienti da talea, ed essendo quindi comunque parti di pianta adulta, potranno essere poste in fioritura in qualunque momento dopo la formazione delle radici; In genere si lasciano crescere per circa un mese per avere delle piante di dimensioni decenti.

RACCOLTA ESSICCAZIONE E CONCIA

Il momento della raccolta delle varietà di canapa da resina può variariare a seconda delle varietà stesse e della qualità di resina desiderata. E importante, per poter decidere quale sarà il momento migliore della raccolta, avere una visione di come si formano e si degradano i vari cannabinoidi, sostanze aromatiche proprie ed esclusive della canapa, presenti soprattutto nella resina, fra cui si trovano i costituenti psicoattivi THC, CBD, CBN.

    La diversità di effetto delle diverse varietà di canapa dipende in massima parte dalle differenze della percentuale di cannabinoidi presenti.

    I cannabinoidi si trovano soprattutto nella resina secreta dai tricomi ghiandolari, che per la maggior parte sono concentrati nelle brattee dei fiori femminili e nelle foglioline a loro intorno. Vengono continuamente prodotti e continuamente si degradano. Un segnale del termine della produzione di cannabinoidi é il cambiamento dell’aspetto della resina, che da trasparente diventa prima translucida, poi opaca. Una resina trasparente chiara, bianca o di un leggero colore ambrato, indica che la sua produzione é ancora in corso. Q!1ando incomincia a deteriorarsi, diventa translucida e poi opaca, di colore marrone.

    Il momento migliore per il raccolto sarà quando ci sarà la massima quantità di resina, prima che cominci a deteriorarsi troppo. Un buon metodo di controllo si può ottenere con un microscopio tascabile da 30x, ma ricordatevi di controllare anche dentro alle infiorescenze, perché sicuramente la resina presente sulle parti esterne (soprattutto nelle parti superiori della pianta) verrà degradata molto più rapidamente a causa dell’esposizione alla luce e al calore delle lampade.

    Siccome il THC presente nella resina si converte continuamente in CBN e allo stesso tempo viene costantemente prodotto (sicuramente dal CBG, probabilmente anche dal CBD), é importante raccogliere in un momento in cui la percentuale di THC presente sia la maggiore possibile. Alcuni coltivatori preferiscono raccogliere presto, quando la maggior parte dei fiori é ancora provvista di pistilli e la pianta é nel momento del suo massimo potenziale riproduttivo (se venisse impollinata). L’effetto psicoattivo é più leggero, di minor durata e quasi esclusivamente cerebrale.

    Altri raccolgono il più tardi possibile, quando ci sarà la maggior quantità di resina, e il suo effetto sarà più forte e più esteso anche al resto del
corpo (più THC totale, ma meno in percentuale rispetto agli altri cannabinoidi; più CBN totale e percentuale).

    La raccolta delle infiorescenze femminili, dove é concentrata la maggior parte di resina, può essere fatta in due modi fondamentali: individualmente, tagliando le infiorescenze dal ramo (o con il pezzo di ramo) al momento della maturazione desiderata; oppure tutte assieme, estirpando o tagliando l’intera pianta.

    É da preferirsi, quando possibile, una raccolta individuale (scalare), perché le formazioni di fiori non sono mai mature allo stesso modo nello stesso tempo.

    Nelle coltivazioni indoor, soprattutto se si lavora con talee, c’é più uniformità di maturazione e l’esigenza di non sprecare tempo, spazio ed energia elettrica: si provvederà alla raccolta quando la maggior parte delle infiorescenze saranno mature, tagliando le “cime” superiori pronte e lasciando il resto ancora per 8- lO giorni al massimo (perché queste infiorescenze inferiori maturino rapidamente sarà bene fornire loro 14 ore di buio e soltanto lO di luce, avvicinando le lampade proporzionalmente alla lunghezza delle cime tagliate, per una maggiore intensità di illuminazione).

    La resa finale di infiorescenze essiccate e pulite dalle foglie (se si è fatto un buon lavoro e si sono scelte varietà adatte per la crescita indoor) potrà andare dai 200 ai 400 grammi per metro quadrato, o circa un grammo per Watt impiegato dalle lampade al sodio.

Essicagione-Conservazione

    Appena dopo la raccolta, i rami, le piante intere e le sommità fiorite andranno appesi capovolti, con la parte superiore in basso, ad una distanza sufficiente per permettere all’aria di circolare tra loro, e all’ombra. La luce é la causa di più rapida degradazione dei cannabinoidi: per questo é importante, dopo la raccolta, conservare sempre le nostre piante al buio.

    Essendo capovolte, le foglie presenti coprono le infiorescenze e ne proteggono la resina. Meno le sommità fiorite vengono toccate, meno resina viene asportata, e la nostra cannabis ne risulterà migliore sotto ogni aspetto. Dopo la raccolta vengono rovinati più fiori per una eccessiva manipolazione che per qualunque altra causa.

    Se presenti, eventuali parti di pianta attaccata da muffe devono essere immediatamente separate dal resto del raccolto: le spore delle muffe potrebbero propagarsi rapidamente e distruggere mesi di lavoro e di attesa.

    Attenzione: le muffe presenti sulla cannabis possono essere tossiche e causare vari tipi di patologie polmonari, da allergie a polmoniti. Sono particolarmente pericolose per persone con problemi al sistema immunitario.

    Controllare sempre il materiale che si sta per utilizzare, e -se contaminato da muffe eliminarlo.

    Il posto per l’essiccagione dovrà essere ventilato, asciutto ed avere una temperatura fra i 15 ed i 25 gradi. Non fate seccare le vostre piante negli stessi ambienti dove stanno crescendo altre piante: oltre a rovinare con la luce quelle appena tagliate, ci sarà un forte aumento dell’umidità dell’aria e si svilupperanno rapidamente muffe e parassiti che attaccheranno tutte le piante presenti.

    Sarà bene che le nostre cime non asciughino troppo rapidamente: un’essiccazione lenta dà alla canapa un miglior aroma, un gusto più armonioso e permette una maggior maturazione complessiva. Dopo 10-20 giorni (a seconda della temperatura, dell’umidità dell’aria e del volume delle infiorescenze), i rametti che portano i fiori, se piegati, si spezzeranno facilmente. A questo punto i fiori saranno abbastanza secchi da poter essere conservati senza il pericolo di sviluppare muffe e funghi.

    Deve rimanere nelle infiorescenze circa il 10% di acqua. Se non viene mantenuta una certa quantità di acqua, la resina perderà potenza e i fiori si disintegreranno.

    Si puliscano le cime da tutte le foglie grandi e da tutte le foglioline che non siano ben cariche di resina: le infiorescenze, se conservate insieme alle foglie, prenderanno l’odore di queste ultime. Sarà bene fare questo lavoro di pulizia sopra ad un setaccio con i buchi da 140-150 micron: sotto al setaccio si potrà raccogliere una resina (hashish -vedi cap.”derivati”) di prima qualità.

    La conservazione delle infiorescenze può avvenire in vasi di vetro, che é il miglior materiale per conservarne intatto l’aroma; oppure in sacchi di carta in ambiente fresco e asciutto a 10+20°C e 50+70% di umidità relativa: in questo modo, essendo possibile la traspirazione, sarà più improbabile lo sviluppo di muffe e le sommità fiorite potranno sviluppare aromi e gusti non presenti in precedenza. Un’infiorescenza, dopo la raccolta, non é più morta di quanto potrebbe esserlo una mela. Durante l’essiccagione, e anche dopo essere stati impacchettati e rinchiusi, i nostri fiori continueranno a maturare, come farebbe una mela, ed eventualmente a decomporsi.

    La stagionatura successiva alla raccolta fa sì che la resina ed i cannabinoidi finiscano di maturare, ed elimina il gusto, talvolta spiacevole, di “verde” (dovuto alla clorofilla, altri pigmenti e alcuni terpeni, che si decomporranno). Durante questo periodo si creano nuovi gusti e aromi, diversi dalle infiorescenze fresche. Questo processo può durare da 2 a 6 mesi. In presenza della corretta umidità e temperatura si ha una leggera fermentazione (“concia”) in cui parte degli amidi presenti si trasforma in zuccheri, rendendo il gusto più morbido e meno acre.§

    Dopo l’essiccazione e la maturazione, i nostri fiori di cannabis saranno pronti per essere usati, sia a scopo sacramentale, che farmaceutico, salutistico o semplicemente ricreazionale.

    La cannabis é broncodilatatore e espettorante: la “tosse” che spesso segue al fumare cannabis di buona qualità (soprattutto pura, non mischiata a tabacco) non è indice di un’ azione negativa della sostanza: al contrario, con la tosse il nostro organismo cerca di espellere sostanze estranee (polveri-catrame, ecc).